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Immagine del redattoreMarco Iacono

I risparmiatori italiani stanno bruciando 30 miliardi di euro all’anno per colpa dell'inflazione.

I depositi bancari sono lievitati ultimamente in Italia alla cifra di 1.780 miliardi di euro. Il dato si riferisce alla clientela privata famiglie e imprese con riferimento a conti correnti, conti deposito e pronti contro termine. Sommando anche i 208 miliardi delle obbligazioni bancarie, l’intera raccolta sale a 1.988 miliardi e ciò si spiega con i bassi consumi e il pessimismo delle famiglie circa le prospettive economiche future.

L’andamento dei prezzi è in forte ascesa: a Settembre, rispetto allo stesso mese del 2020, erano cresciuti del 5% negli Stati Uniti e del 3,4 in Eurozona. Valori molto più elevati di quelli a cui siamo stati abituati negli ultimi decenni, con conseguenze anche sui nostri risparmi.

Con questi numeri, i risparmiatori italiani stanno bruciando letteralmente una cifra immensa dei loro depositi bancari. Con l’azzeramento dei tassi e il varo di potenti stimoli monetari da parte della BCE, infatti, le banche non offrono più nulla sui conti accesi presso le loro filiali. Mediamente un conto deposito era remunerato a Giugno a un tasso di appena lo 0,32%, mentre i pronti contro termine davano lo 0,75%. Solamente 0,03% per i conti correnti. Tutti al lordo della tassazione del 26%.

In sostanza, portare i soldi in banca ormai non rende affatto. Per contro, sta risalendo l’inflazione. Ad agosto, era al 2,1%, livello massimo da inizio 2013. A Dicembre si prevede una inflazione quasi al 3%.

Ciò significa che con la stessa quantità di denaro, possiamo acquistare meno beni. Dunque, se i depositi bancari degli italiani vengono remunerati meno dell’inflazione, i risparmiatori di fatto stanno perdendo denaro, pur senza accorgersene. Dopo un certo numero di anni, infatti, si ritroveranno con un potere di acquisto più basso, un po’ come se avessero buttato nella spazzatura parte dei loro soldi.

Se i risparmiatori volessero impiegare il loro denaro in maniera più proficua, dovrebbero puntare su asset più rischiosi, dato che al momento i titoli di stato offrono rendimenti negativi fino ai 5 anni e non coprono l’inflazione neppure con la scadenza dei 50 anni. Le stesse azioni sono sopravvalutate in tutto il mondo.

Servirebbe un approccio meno dilettantesco alla gestione del risparmio, ma la cultura finanziaria è quel che è in Italia.

Lasciare i soldi posteggiati sul conto corrente bancario è una cattiva idea, almeno per due motivi. Per prima cosa, pesano i costi fissi di gestione del conto corrente che possono arrivare a costare secondo l'ABI fino a 87 euro all’anno. Ma ad erodere il patrimonio fermo sul conto corrente c’è l’inflazione.

Gli interessi vengono superati dai costi e la ricchezza silentemente diminuisce se tenuta sul conto o sotto il materasso.

I prezzi non influenzano solo i consumi, ma anche i risparmi. Se infatti mettiamo da parte una porzione del nostro stipendio dobbiamo fare attenzione che con l’inflazione questo capitale – piccolo o grande – non perda valore. Se banalmente tenessimo 5mila euro sul conto corrente bancario, dopo un anno di inflazione al 5 per cento questi varrebbero 4750 euro. Avremmo perso ben 250 euro. Ovviamente continueremo a vedere scritto 5mila euro ma questi soldi avranno perso valore perché spendendoli potremo acquistare meno prodotti e servizi, che costeranno di più. Ecco la differenza tra il valore nominale della moneta, i 5mila euro che continueremo a leggere, e quello reale, cosa posso effettivamente comprare con quei soldi.

Prendiamo l’esempio di una inflazione al 5% e di un pacco di pasta al supermercato: se fino all’anno scorso è costato 1 euro, da quest’anno dovremo pagarlo 1 euro e 5 centesimi, perché il suo prezzo è salito quanto l’inflazione, appunto del 5 per cento. Ovviamente l’indice inflazionistico è una media di tutti i prezzi e la pasta probabilmente non aumenterebbe così tanto, ma le bollette potrebbero raggiungere variazioni importanti, come è realmente accaduto con aumenti fino al 50%.

Altro esempio: un classico Btp a 7 anni potrà incassare una cedola di circa lo 0,5 per cento all’anno. Vale a dire che nel caso se ne sia comprato uno da 1000 euro, ci si vedrà recapitare annualmente un bonifico di 50 euro. Attenzione però, nel 2021 il governo italiano stima prudenzialmente una inflazione al 1,5% e dunque alla fine il risparmiatore si troverà una perdita in termini reali. Infatti ciò impatta anche sul valore del Btp: chi vorrà venderlo troverà acquirenti disposti a comprarlo solo a un prezzo basso, vista la non convenienza del rendimento.

Decidere di investire dunque il proprio denaro piuttosto che tenerlo fermo è l’unico modo per evitare che questo perda di valore nel corso del tempo.

Affidarsi ad un servizio di consulenza indipendente, come quello offerto da Maia-Action, consente di avere una proposta concreta per battere l'inflazione e assicurare un rendimento adeguato al proprio capitale.

Se parliamo di investimenti finanziari, vediamo che nella storia hanno decisamente reso di più. Mille euro investiti in Borsa vent’anni fa in termini reali sarebbero diventati 2.154 euro. Investiti invece in bond globali sarebbero diventati anni 2.127.

E' vero che i mercati sono volatili e rischiosi e che quello che hanno reso in passato non può essere preso come esempio per il futuro, ma è altrettanto vero che negli ultimi cento anni bond e azioni hanno battuto il rendimento del cash.

Le Borse in termini reali hanno reso il 4,2% medio annuo ,mentre i bond l’1%.

È dunque fondamentale per chi risparmia garantirsi un guadagno che sia almeno pari all’inflazione e meglio sarebbe ovviamente guadagnarci, con un rendimento superiore al tasso di inflazione e ai costi che vengono applicati da banche e operatori finanziari. In questo modo si potrà essere sicuri di non perderci.

La soluzione.

Maia-Action propone di seguire i propri percorsi formativi e di consulenza finanziaria rinvenibili sul sito internet


Tenuto conto che tenere i propri soldi parcheggiati su un conto corrente comporta una perdita secca reale di quasi il 18% annuo in termini di perdita di potere d'acquisto nonchè di costi di gestione dei conti correnti e tenuto conto anche delle probabili perdite di valore sui titoli obbligazionari investire su questa perdita secca prima che si realizzi vorrebbe dire certamente utilizzare delle risorse economiche che andrebbero certamente perse.

A dirsi in breve e per esempio: 10.000 euro in deposito e in titoli obbligazionari alle condizioni previsionali su esposte potrebbero portare a una perdita certa di 1.800 euro annui.

Maia Action propone di canalizzare almeno questa perdita certa, prima che si realizzi, sui propri programmi di formazione e di consulenza finanziaria per garantirsi con essa un guadagno che sia almeno pari all’inflazione, per batterla e ovviamente con l'obiettivo realisticamente raggiungibile di guadagnarci, con un rendimento superiore al tasso di inflazione e ai costi che vengono applicati da banche e operatori finanziari.

In questo modo si potrà essere sicuri di non perderci e nella realistica ipotesi di guadagnarci.


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